Ci sono modi diversi di guardare alla crisi dell’euro. In generale, gli europei del Nord ed i tedeschi – in particolare – tendono a farla vedere come una crisi causata dall’indisciplina fiscale dei paesi dell’Europa meridionale in generale e – in particolare – della Grecia. Fanno credere che questi paesi non si attengano alle regole.
Altre – in particolare – la Francia, si vogliono far vedere come paesi in crisi di cui la causa è il capitalismo finanziario non regolamentato. Capitalismo che creerebbe il fallimento di banche troppo grandi e – quindi – questi paesi si devono salvare [da cosa?].
Altri ancora – soprattutto il Regno Unito – volge in una crisi provocata dalla stessa architettura sbagliata dell’euro: una moneta comune senza una comune tesoreria. Il che significa che non potrà mai funzionare.
Ma se avessimo una visione ancor più ampia, sarebbe anche possibile vedere la crisi dell’euro come una conseguenza imprevista della riunificazione tedesca.
In un saggio avvincente che apparve su Foreign Affairs nel 2010, Mary Elise Sarotte descrive come la riunificazione tedesca del 1990 “ha lasciato dietro dei semi che son germogliati in una crisi fatale nel 2010”.
Sebbene l’idea di una moneta unica fosse stata pensata già dal 1970 (ma non solo – lo era anche nel periodo tra il 1934 al 1945), ne prese la prospettiva dalla riunificazione dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, dove si richiese al cancelliere Helmut Kohl ed al presidente François Mitterrand di convocare la conferenza intergovernativa che portò al Trattato di Maastricht nel 1992.
In un certo senso, è stato un qui pro quo per la riunificazione stessa. Ma, in quel che Sarotte chiama la “folle corsa” per concordare le condizioni dell’unione monetaria, i leader europei – che sapevano poco di economia – crearono una moneta unica che non ha mai avuto la capacità di rispondere alle crisi o ad un vero e proprio coordinamento politico.
A suo tempo, Kohl parlò di riunificazione tedesca ed integrazione europea come le “due facce della stessa medaglia”. La riunificazione tedesca fu possibile solo nel contesto dell’integrazione europea – come disse Konrad Adenauer: “I problemi tedeschi possono essere risolti solo sotto un tetto europeo” [e se lo sono risolti per bene].
Al contrario, la riunificazione fu anche un “catalizzatore”, come dice Sarotte, per la creazione dell’euro: un ulteriore enorme passo avanti nella costruzione europea (anche se, a causa della resistenza francese, non fu possibile concordare una maggior integrazione politica che la Germania avrebbe voluto accompagnare all’unione monetaria). In breve, Kohl credeva ci fosse una simbiosi tra Germania ed Europa. Inizialmente, sembrava aver ragione sui timori della potenza tedesca che non si concretizzarono.
Tuttavia, durante il decennio dopo la creazione dell’euro nel 1999, il rapporto della Germania con l’Europa cominciò a cambiare. Come crebbero gli squilibri economici, gli interessi economici divennero divergenti all’interno della stessa zona euro. Nel frattempo, dopo aver raggiunto il suo obiettivo di riunificazione, la Germania divenne più euroscettica.
Come ho già avuto modo di sostenere, la dimensione dell’economia tedesca e l’interdipendenza tra questa – assieme alle persone che gravitano intorno ad essa – sta causando una ben più grave instabilità in Europa. La Germania ha bisogno dell’UE come mercato per le esportazioni e dell’euro per mantenere sopravvalutata la propria moneta, ma non è in grado nè è disposta ad agire come potenza egemone. Si potrebbe quasi dire che il rapporto della Germania con l’Europa è passato da simbiotico a parassitario. In effetti, sto iniziando seriamente a chiedermi se, la crisi dell’euro non verrà risolta [uscita al più presto], la riunificazione tedesca possa portare alla totale disintegrazione europea.
Ready for Euro Collapse? Germany’s ex-currency alive & kicking
Advertising