In molti paesi poveri oltre la metà delle attività di produzione, sono controllate o proprietà di società estere (Corporations). Anche nei casi in cui le multinazionali abbiano solo una quota di minoranza, spesso manterranno il diritto di controllo. Perfino quando la nazione ospitante possiederà l’impresa nel suo complesso, le multinazionali godranno dei benefici attraverso il loro quasi totale monopolio di tecnologia e marketing internazionale.
Simile è il caso delle industrie petrolifere, un settore in cui le sole gigantesche aziende possiedono circa il 38% di petrolio greggio della produzione mondiale, ma ne controllano quasi tutta la capacità di raffinazione e distribuzione. Alla luce di queste svantaggiose relazioni commerciali e di investimento, le nazioni del terzo mondo – ma anche le nazioni europee – hanno trovato più opportuno chiedere dei pesanti prestiti alle Banche occidentali e/o al Fondo monetario internazionale (FMI), ora controllati da Stati Uniti e da altri membri nazione.
Dal 1990, il debito del terzo mondo si sta avvicinando ai 2.000 miliardi di dollari, una somma impagabile come – tra non molto – lo saranno le somme “dovute” dagli stati europei.
Più grande sarà il debito di una nazione, maggiore sarà la pressione per prendere ulteriori prestiti per soddisfare il deficit, spesso a tassi di interesse ancora più alti e con condizioni di pagamento più severe.
Una parte sempre più grande dei guadagni dei paesi indebitati, andrà al servizio del debito, lasciando ancor meno al consumo interno. I debiti di alcune nazioni sono cresciuti così a dismisura che l’interesse si andrà ad accumulare più velocemente di quanto potrà soddisfare i pagamenti.
Il debito sviluppa un’alimentazione dinamica propria, consumando sempre più le ricchezze delle nazioni debitrici.
Verso la fine degli anni 1980, in un paese come il Paraguay, l’80% dei guadagni delle esportazioni andavano a pagare gli interessi sul debito estero. La maggior parte dei paesi debitori, dedicano da un terzo a due terzi dei proventi delle esportazioni, al servizio del debito. Nel terzo mondo, ad esempio, già nel 1983, gli interessi del debito accumulati nelle banche straniere, fu di tre volte superiore a quello dei profitti indirizzati agli investimenti.
Ad aggravare ulteriormente il problema, fu la svalutazione delle monete nazionali delle nazioni più povere. Come ha fatto notare ingegnere nucleare ed economista Arjun Makhijani, i tassi di cambio attuali tra nazioni prosperose e quelle povere, non sono basati sulla produttività comparativa della forza lavoro ed il potere d’acquisto interno della loro moneta, ma sono ancorate artificialmente dai centri finanziari occidentali, in modo da sottovalutarne i guadagni.
Si potrebbe desiderare che le nazioni più povere si liberino da questa schiavitù finanziaria, annullando unilateralmente il debito. Fidel Castro li esortò a far così. Ma le nazioni che corrono il rischio di default sul debito, non sono in grado di qualificarsi per crediti a breve termine alle importazioni di fondi.
Rischierebbero di vedersi congelare i conti all’estero, sequestrare i beni all’estero e vedersi chiudere i loro mercati di esportazione. Ironia della sorte, per evitare il default, le nazioni povere dovranno mantenere l’indebitamento. Ma – per beneficiare di ulteriori prestiti – un paese dovrà accettare i termini di ristrutturazione dell’FMI. Si dovrà ridurre il consumo interno, mentre si dovrà produrre maggiormente per l’esportazione: tutto questo, al fine di pagare più del debito. Questo genere di politiche hanno un nome: politiche SAP’s. Politiche che distruggono intere nazioni, attuando dei veri e propri genocidi.
La nazione debitrice, dovrà penalizzare la popolazione con tagli a sussidi alimentari, alloggi ed altri finanziamenti ai servizi del cittadino. Si dovrà svalutare la moneta, congelare i salari ed aumentare i prezzi in modo che la popolazione lavori ancora di più e consumi meno. Dovrà mettere a disposizione alle compagnie straniere generosi sussidi di concessione ed eliminare a livello locale le proprietà e le imprese di proprietà statale. E’ ciò che sta accadendo in Italia, no?
Oggi, i pagamenti del debito rappresentano un sostanziale trasferimento netto di ricchezza: dai lavoratori poveri alle casse del capitalismo finanziario internazionale.
Ebbene. Ciò che ha funzionato per decenni con i paesi “sottosviluppati” del terzo mondo, oggi funziona allo stesso modo anche con i paesi europei. Nel tempo – qualcuno ha avuto la “grande idea” di appropriarsi delle nazioni europee attraverso il “debito”. In realtà, un “debito inventato” con l’obiettivo finale del loro delirio secolare: la costruzione dell’impero europeo. La globalizzazione. Il Nuovo Ordine Mondiale.
Un debito che non è nostro – dicevo, ma speculativo. Un debito che ad Italia (paese più stabile di tutta l’eurozona), Spagna e Grecia – per esempio – non serve affatto, dal momento in cui sono paesi stabilissimi. La distruzione di questi paesi sta avvenendo giorno per giorno, ma verrà il giorno in cui i responsabili di queste stragi sociali saranno scoperti e condotti in carcere.
Non manca molto: NON TROPPO GRANDI PER MARCIRE IN GALERA.
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