Appaiono al “potere” banchieri e non eletti e la union sacrée parlamentare, fornisce la maschera di legalità al commissariamento del paese. Accostati a loro – come putrida seconda pelle – i media. Media che sostengono la farsa in atto, quella che porterà l’umanità negli ABISSI dell’utopia, in un SOCIALISMO d’ogni gradazione e d’ogni tinta. E le masse, intrise di ignoranza indotta, restano rinsecchite nella loro felice gabbia mentale con la netta convinzione che, attraverso questo nuovo peso politico, si trovi la responsabilità e che ogni decisione sia lecita: privatizzazioni e svendita del paese compresi. Obiettivo: distruzione del concetto di proprietà privata assieme a quella dell’identità e della famiglia.
Cioè, tutta la sontuosa retorica e le piroette degli “ecologisti“, ora avrà bisogno di adattarsi con il mondo reale ovvero, il mondo reale dovrebbe adattarsi a loro. I linguaggi idilliaci – spesso di fattezza orwelliana – gridati in segno di protesta, dovranno ora cedere il passo a qualche realismo politico: roba di dura governance politica. Ma non accadrà facilmente.
Con una così lunga storia della retorica della rivolta, tornare giù al pianeta Terra non sarà facile e – probabilmente – non vi si arriverà molto presto. Da notare il parallelismo mondiale: tutti questi eventi sono dettati in ogni paese, allo stesso tempo. Abbiamo sentito declaratorie utopistiche come “La terra è di tutti” che ricordano gli irrealizzabili progetti babuvisti ne “La Congiura degli Uguali” di Babeuf. Leggiamo proclami da parte di paladini della menzogna sguinzagliati per l’occasione, del genere: “La privatizzazione salverà il paese“. Falso.
Sentiamo ogni giorno in una eco martellante: “Abbiamo bisogno di più amore in questo mondo, non di meno“. Ringraziamo questi personaggi per il loro improvviso interessamento filantropico al genere umano, un interesse che dovrebbe risolvere tutti i nostri problemi molto in fretta. Naturalmente, questi proclami lasciano intendere che abbiamo bisogno di più amore omosessuale, dal momento in cui la priorità – oggi – sembra essere il matrimonio omosessuale.
Comportamenti velatamente equivoci, sembrano voler suggerire il ritorno al tempo degli hippies dove – dopo una bella passata di LSD – si divagava sulle questioni di quanto tutti noi si abbia un estremo bisogno di amore, amore, amore. Proprio così. La tendenza assoluta – da un anno a questa parte – della politica “moderna” è fatta di tutti i diritti utopistici e di hippismo. Questo è il trend di oggi. Un gruppo di hippies invecchiati, di pseudoidealisti (per avere ideali si necessita di cervello) ed utopisti che “pensano” di cambiare il mondo in tre soli minuti, inaugurando il paradiso in terra con banalità senza fine e scarso cerebro.
Questo cinico stato attuale delle cose nella politica nostrana (ma non solo – dati i parallelismi tematici), tale romanticismo, pseudoidealismo e visione stellata, potrebbe spalancare presto le porte al nuovo ordine mondiale. Ma il problema fondamentale è che non c’è nulla di nuovo sotto il sole: per un certo numero di secoli, abbiamo visto utopisti andare e venire. E questo “record storico” sembra non volgere al meglio.
Solitamente, l’utopismo fallisce miseramente e/o impone costi enormi alle sue sventurate vittime. Nella categoria dell’utopia, i progetti “ecologisti” rientrano di molto. Quindi, avremmo bisogno di imparare qualche lezione che derivi direttamente dalla storia (questa sconosciuta!). Invece di diventare le cavie della loro sperimentazione sociale, cerchiamo di ricordare le lezioni del passato.
Abbiamo parecchio materiale scritto circa la voglia utopica e le sue conseguenze. Ho ripreso un paio di grandi volumi dai miei scaffali, ne ho soffiato via la polvere ed ho rivisitato le loro parole di saggezza. Il primo libro che vale la pena sottolineare è del 1967: un volume di Thomas Molnar, “Utopia: la perenne eresia”. In questo importante libro del pensatore sociale cattolico di origine ungherese, sostiene giustamente che l’utopismo è sempre eretico: in almeno due sensi.
Scrive Molnar, “L’utopia sta nel regno della politica come l’eresia sta nella teologia“.
L’idea di perfettibilità umana senza Cristo è naturalmente eretica e vola anche di fronte alla realtà politica.
E’ un nonsense politico ed un’eresia cristiana. Questo perché gli utopisti ignorano la realtà politica, la natura umana e la verità teologica. Pensano che l’uomo sia malleabile e perfettibile e che sarebbe unicamente un compito delle società corrotte, mantenerne l’evoluzione in un ordine perfetto. Negando il nucleo della dottrina biblica della Caduta, gli utopisti credono in “un inizio incontaminato ed in una perfezione raggiungibile” – tutto con le sole forze umane, naturalmente. Gli uomini potranno esser liberi quando si andranno a rompere le catene della società, credono. Così, da secoli stan sempre tentando di rifare la società per creare il perfetto ordine mondiale.
La parola ‘utopia‘ in greco significa ‘non luogo’. Proprio così, in nessun posto sulla terra. Cercheranno di farlo spesso – e spesso si è tentato di realizzare – ma l’utopia non è la parola giusta per descrivere il risultato effettivo. I tentativi di creare l’UOMO NUOVO – come nel marxismo – o di creare un ambiente incontaminato, senza macchia come nell’ambientalismo radicale, sono sempre destinati a fallire.
La creazione della società perfetta, creando l’individuo perfetto è il centro della questione utopica.
Scrive Molnar, “Le stesse fondamenta della situazione umana, sono esattamente ciò che gli utopisti vorrebbero sradicare e ricostruire. In questo senso, i pensatori utopici meritano pienamente di esser chiamati ‘radicali’ perché la loro ricostruzione della società e dell’uomo, richiede il totale ripensamento su Dio e la creazione.” – Non giunge piuttosto bizzarro il fatto che i “nuovi movimenti” con tanto di apertura di scatolette di tonno, nutrano simpatie radicaliste e chiedano a gran voce, con inconsueta insistenza la messa al governo di un esponente ONU che appartiene ai radicali ecologisti? Ci sarebbe da pensare, perlomeno.
Ma in questa ricerca della perfezione, il solo modo per giungervi, avverrà attraverso l’imposizione, che porterà – a sua volta – “sia alla perdita della libertà per i membri della comunità, sia al potere illimitato e di orgoglio per i governanti: gli Eletti“. Infatti, ne le “radici dell’utopia c’è la sfida di Dio, l’orgoglio senza limiti, la brama ardente dell’enorme potere e l’assunzione di attributi divini al fine di manipolare e modellare il destino del genere umano.”
Troviamo molti argomenti preziosi nel libro di Molnar, ma desidero soffermarmi un po’ di più sul tema di applicazione e coercizione. R.J. Isaac ha scritto un intero libro su questo argomento. Mi riferisco all’utile volume del 1983, gli “Utopisti coercitivi“. Questo è il modo in cui inizia il libro:
“La maggior parte dei diversi gruppi che andremo a descrivere sono utopici perché ipotizzano che l’uomo è perfettibile ed i mali che esistono sono il prodotto di un sistema sociale corrotto. Credono che l’ordine sociale ideale possa essere creato. Ordine in cui le potenzialità dell’uomo potranno fiorire liberamente. Sono ‘coercitive’ perché nel loro zelo per il raggiungimento di un ordine ideale, cercano di imporre i loro progetti in modi che vanno al di là della legittima persuasione.”
Nel titolo del libro, viene rilevato come gli utopisti – soprattutto puntando al sistema economico – pensino in modo profondamente fallato. Così, il libero mercato sarà il nemico principale degli utopisti. Ma troviamo anche altri aspetti nel mirino: “Gli utopisti vanno ben oltre al respingere le nostre istituzioni economiche: in definitiva, il loro attacco è diretto contro la tecnologia moderna e la scienza stessa. In un senso molto reale, gli utopisti coercitivi sono i luddisti del ventesimo secolo.”
Oh, perbacco! Non pare esser la fotocopia del “pensiero” utopista dei giorni nostri? Dagli ecologisti, come dai comunisti, come dai pentastellati (ben noto simbolismo, la stella a cinque punte).
D’altronde, oggi assistiamo, avvolti dall’oblio, alle decisioni utopiste di un Governo Unico. Sinarchia, come la definì per la prima volta Alexandre Saint–Yves d’Alveydre, il profeta delle sette. E come gli ecologisti, tutti gli utopisti cercano di sfruttare la potenza dello Stato per raggiungere i loro fini. Hanno “fatto accomodare la loro visione di un potente governo centrale, gestito da loro stessi, come uno stato intermedio“.
Il libro si chiude in questo modo: “E mentre non possono costruire l’Utopia – la ‘distopia’, l’antitesi dell’Utopia – l’uomo ha il potere di creare”. Si cita uno studente cecoslovacco che – nel corso dell’anno 1960 – mentre era in visita negli Stati Uniti, dichiara: “Semplicemente, non vi rendete conto del fatto che non si possa costruire un’utopia senza terrore e che – tra non molto – il terrore sarà tutto ciò che resta.” – Frase molto veritiera che rispecchia il momento attuale.
Oppure come una citazione di Chesterton risalente al 1908: “I secolaristi non hanno distrutto le cose divine, ma i laicisti hanno distrutto le cose secolari, se questo li conforta. I Titani non fecero la scalata al cielo, ma devastarono il mondo.” – Ciò sembra essere un’ottima descrizione di dove siano dirette le politiche attuali. Tanto più che ecologisti e comunisti ne abbiano preso il controllo.
L’Utopismo è sempre stato con noi.
Purtroppo, sembra che nessuno comprenda ed abbia imparato dagli errori del passato. Così, sembra proprio che – ben presto – le masse saranno pronte ad offrirsi di nuovo in sacrificio.
Le CONSEGUENZE di un'ECCESSIVA immigrazione.
Proof Population Control will be underway SOON!http://t.co/Pb5zzxRnsS#sapevatelo#Agenda21— Italia dei Dolori™ (@italiadeidolori) October 13, 2013
╚═►La POSTA in GIOCO#sapevatelo#StatoSociale#NWO pic.twitter.com/vTiYVOrDIB
— Italia dei Dolori™ (@italiadeidolori) October 9, 2013
BIBLIOGRAFIA:
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