Che sciocchezza! Come se la “crisi” fosse legata esclusivamente al nome di una moneta o come fosse esclusivamente di natura economica, evirando violentemente e volutamente i fattori che possiamo identificare con il libertinaggio relativista e soggettivista, trasposti nelle forme contorte del liberalismo stesso.
Si dimenticano le conseguenze dell’indifferentismo, soprattutto religioso ove si ritiene che tutte le religioni siano buone a seconda dei gusti o sentimenti degli individui, oppure dell’amoralismo, ovvero della convinzione che tutto sia bene ciò che piace (definita da S. Agostino come “libertà di coscienza” e da Pio IX come “libertà di perdizione”).
Si tralascia la “crisi” sofferta nel campo intellettuale che ci “offre” la sofistica libertà di pensiero, facendoci illudere che la ragione umana – ferita e distrutta – possa esser lasciata libera ed in balìa di se stessa; che si possa facilmente e senza alcun pericolo cogliere il vero, dimenticando volutamente che questa non sia più la “conformità dell’intelletto alla realtà oggettiva” come insegnarono Aristotele e San Tommaso, ma che sia, per contro, il prodotto del pensiero soggettivo, secondo il pensiero di Cartesio, Kant, Hegel.
Dimentichiamo facilmente la “crisi” nel campo politico, ove il liberalismo impone il rifiuto di qualsiasi autorità dall’Alto – come da pensiero rousseauiano – e che lo fa gradatamente scivolare verso quello più ben delineato nella forma di un “anarchismo individualistico” per dirla alla Notzick e che nell’ora presente lo vediamo operare brillantemente come fosse alla scuola dei Chicago boys di Friedman.
Quella grandiosa scuola che – di fatto – propugna una totale ed assoluta libertà dell’individuo, quali droga libera, libero amore, libertà per le coppie omosessuali, ecc. fino al giungere a quella sorta di “anarchismo di destra” che tende a ridurre lo Stato ad un ente di ragione.
Dimentichiamo pure (oppure più semplicemente non si sa) che il liberalismo conduce in modo non troppo morbido al socialismo – comunismo. Anche se questo appare essere in aperto contrasto con esso, di fatto, non lo è.
Dimentichiamo troppo spesso molte cose, lasciando il destino delle nostre civiltà in “crisi” nelle luride mani del superficialismo.
Superficialismo che i nostri detrattori sapranno cogliere al momento più opportuno, per plasmarlo sapientemente in una qualsiasi forma di aberrante totalitarismo. Tutto nasce e muore da quella forma ideologica pungente che appartiene da sempre al socialismo chiliastico; quel socialismo primitivo che – in generale e fino ai giorni nostri – concepisce la natura dell’uomo essenzialmente come animale: un essere compassionevole che trova nel cibo e nella felicità il suo unico fine.
Successe e succede sempre così, nella storia.
Gli pseudoeconomisti, sovente armati di tessera di partito, si trasformano – come per incanto – in scrittori di inconcludenti libri che, pare, abbiano lo scopo di deviare e concentrare il pensiero delle masse direttamente nelle condotte delle fogne ideologiche sistemiche che tutto dicono, ma nulla svelano. Raccontando alcune verità per nascondere una grande bugia.
L’utilità di queste “grandi menti”, dei loro superflui libri, starà – molto probabilmente – nell’aumento esponenziale del loro conto in banca, alla faccia della miseria intellettuale.
La “economia” fu sempre (e solo) la causa iniziale della fine degli imperi e delle civiltà.
Tenetelo bene a mente.
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