“Scemo, più scemo e più scemo ancora” è il prodotto finale del sistema di istruzione collettivista che indottrina i cervelli facilmente impressionabili; quelli che riveriscono la putrefatta società contemporanea. Ovvero, la società socialista – assieme ai suoi partiti o movimenti – cui piace esser definita come “democratica“, celando la sua reale natura ideologica che – indisturbata – porta avanti da secoli.
Da questo processo corrosivo, ne usciranno delle menti ridotte ormai in poltiglia: votare per i diritti e l’espansione del totalitarismo democratico diventerà la norma. Saranno sempre i “democratici” (leggasi socialisti) gli elementi adatti a spingere le politiche più collettiviste che – in modo consistente – spoglieranno via gli ultimi resti di una repubblica costituzionale.
Prima di entrare nello specifico, invito il lettore a liberarsi – magari per un momento – dalle assurde e visionarie convinzioni ideologiche destra/sinistra, fascista/comunista.
È troppo evidente, fin troppo dimostrabile che fascismo e comunismo non sono due opposti, ma due “bande rivali” in lotta per lo stesso territorio.
@NDAA2012 In 1933, Hitler candidly admitted to H.Rauschning that “The whole of National #Socialism is based on #Marx”#marxism #technocracy
— Italia dei Dolori™ (@italiadeidolori) March 25, 2015
– Entrambe varianti dello statalismo sulla base del principio collettivista dove l’uomo è schiavo senza diritti dello Stato;
– entrambe sono socialisti: in teoria, in pratica e nelle dichiarazioni esplicite dei loro leaders;
– che in entrambe i sistemi, i poveri sono ridotti in schiavitù e i ricchi sono espropriati a favore di una cricca;
– che il fascismo non è il prodotto della politica di “destra“, ma della stessa “sinistra“;
– che la questione fondamentale non è “ricco contro povero“, ma l’uomo contro lo Stato. Ovvero, diritti individuali verso un governo totalitario.
Tutto questo significa: capitalismo contro socialismo.
Nel corso della storia abbiamo avuto due forme fondamentali di organizzazione sociale: collettivismo e individualismo.
Dal secolo XX, il collettivismo assume molte forme: il socialismo, il fascismo, il nazismo, il welfare-statalismo ed il comunismo sono le sue più importanti variazioni. L’unico sistema sociale commisurato all’individualismo è il capitalismo “laissez–faire“.
Lo straordinario livello di prosperità materiale ottenuto dal sistema capitalista nel corso degli ultimi duecento anni è materia di documentazione storica. Ma sono davvero poche le persone disposte a difendere il capitalismo come moralmente edificante; di solito, quelle prive di tessera di partito. Infatti, è di moda tra professori universitari, giornalisti e politici contemporanei, deridere il sistema della libera impresa.
Vogliono far credere che il capitalismo sia la base insensibile dello sfruttamento, disumanizzante, alienante ed – infine – della riduzione in schiavitù. FALSO!
Il mantra degli intellettuali recita qualcosa come questo:
In teoria, il socialismo è il sistema sociale moralmente superiore nonostante il suo triste record di fallimenti nel mondo reale. Il capitalismo – al contrario – è un sistema moralmente in bancarotta, nonostante la straordinaria prosperità che ha creato.
In altre parole, il capitalismo – nella migliore delle ipotesi – può esser difeso solo per motivi pragmatici. Noi lo tolleriamo perché funziona.
Sotto l’ala del socialismo, troviamo una classe dirigente di intellettuali, burocrati e pianificatori sociali che decide cosa vuole la gente o ciò che è il “bene” per la società (“bene comune“) e – di conseguenza – utilizzare il potere coercitivo dello Stato per regolamentare, fiscalizzare e ridistribuire la ricchezza di chi lavora per vivere. In altre parole, il socialismo è una forma di furto legalizzato.
La “morale” del socialismo, la si può riassumere in due parole: invidia e spirito di sacrificio.
– L’invidia è il desiderio di possedere non solo un’altra ricchezza, ma anche il desiderio di vedere la ricchezza dell’altro, abbassata al livello della propria.
– L’insegnamento del socialismo sul sacrificio di sé, fu ben riassunto da due dei suoi più grandi difensori: Hermann Goering e Benito Mussolini.
Il principio più alto del nazismo (nazionalsocialismo) – disse Goering – è: “Il bene comune viene prima del bene privato.” Il fascismo – disseMussolini – è “Una vita in cui l’individuo – attraverso il sacrificio dei propri interessi privati… si rende conto della completa esistenza spirituale, nella quale il valore dell’uomo giace.“
Il socialismo è il sistema sociale che istituzionalizza l’invidia e lo spirito di sacrificio: è il sistema sociale che usa la costrizione e la violenza organizzata dello Stato per espropriare la ricchezza della classe produttrice per la redistribuzione alla classe parassitaria.
Nonostante l’odio psicotico degli intellettuali circa il capitalismo, questi è l’unico sistema morale e sociale giusto.
Il capitalismo è l’unico sistema morale perché richiede degli esseri umani per scambiarsi le cose gli uni con gli altri, come fanno i commercianti; cioè, come liberi agenti morali che trattano la vendita di beni e servizi sulla base di un comune accordo.
Il capitalismo è il solo ed unico sistema, poiché l’unico criterio che determina il valore della cosa scambiata sarà libera, volontaria, a giudizio universale del consumatore. La coercizione e la frode sono un anatema per il sistema di libero mercato.
E’ un sistema sia morale sia unico perché la misura nella quale l’uomo nasce o fallisce, sarà determinata dal grado in cui questi userà la mente. Il capitalismo è l’unico sistema sociale che premia il merito, la capacità e la realizzazione; a prescindere dalla propria nascita o posizione nella vita.
Sì… ci sono vincitori e vinti nel capitalismo.
– I vincitori sono coloro che sono onesti, laboriosi, pensierosi, prudenti, frugali, responsabili, disciplinati ed efficiente.
– I perdenti sono quelli che sono inetti, pigri, imprudenti, stravaganti, negligenti, poco pratici ed inefficienti.
Il capitalismo è l’unico sistema sociale che premia la virtù e punisce il vizio. Ciò vale sia per l’uomo d’affari che per il falegname, l’avvocato e l’operaio.
Ma come funziona la mente imprenditoriale?
Vi siete mai chiesti circa i processi mentali di uomini e donne che inventarono la penicillina, il motore a combustione interna, l’aereo, la radio, la luce elettrica, il cibo in scatola, l’aria condizionata, la lavatrice, la lavastoviglie, il computer… ecc?
Quali sono le caratteristiche dell’imprenditore?
L’imprenditore è quell’uomo o donna dalle risorse illimitate: iniziativa, intuizione, energia, audacia e creatività, ottimismo ed ingegno. L’imprenditore è colui che vede in ogni campo un potenziale giardino in ogni seme di mela. La ricchezza inizia dalle idee nella testa delle persone.
L’imprenditore è quindi prima di tutto un uomo di mente. L’imprenditore è l’uomo che pensa costantemente a nuovi modi per migliorare la vita materiale e spirituale al più grande numero di persone.
E quali sono le condizioni sociali e politiche che favoriscono o inibiscono la mente imprenditoriale?
Il sistema di libera impresa non è possibile senza la santità della proprietà privata, della libertà contrattuale, del libero scambio e dello stato di diritto.
Ma l’unica cosa che supera tutti i valori imprenditoriali su tutti gli altri è la libertà: la libertà di sperimentare, di inventare e produrre. L’unica cosa che l’imprenditore teme è l’intervento del governo. Tassazione e regolamentazione sono il mezzo con cui i pianificatori sociali puniscono e limitano le idee dell’uomo.
La caratteristica principale del socialismo (e del comunismo) è la proprietà pubblica dei mezzi di produzione e – quindi – l’abolizione della proprietà privata. Il diritto di proprietà è il diritto di uso e smaltimento. Sotto il fascismo, gli uomini mantenevano l’apparenza o pretesa della proprietà privata, ma il governo deteneva il potere totale sul suo utilizzo e smaltimento…
Sotto il fascismo, i cittadini mantenevano la responsabilità di possedere la proprietà, senza libertà di agire e senza i vantaggi della proprietà stessa.
Sotto il socialismo, i funzionari del governo acquisirono tutti i vantaggi della proprietà – senza alcuna responsabilità – in quanto non detenevano alcun titolo sulla proprietà, ma solo il diritto d’uso: almeno fino alla prossima epurazione.
In entrambi i casi, i funzionari del governo, detenevano il potere economico, politico e giuridico di vita o di morte sui cittadini. . . .
In entrambi i sistemi, il sacrificio viene invocato come una magica, onnipotente soluzione in qualsiasi crisi; ed il “bene pubblico” è l’altare sul quale saranno immolate le vittime.
Ma ci sono differenze stilistiche d’enfasi.
L’asse socialista-comunista mantiene la promessa di realizzare abbondanza, benessere materiale e sicurezza per le vittime, in un futuro indeterminato.
L’asse fascista–nazista disprezza comfort e sicurezza materiale, mantenendo ed esaltando una sorta indefinita di dovere spirituale, servizio e conquista.
L’asse socialista-comunista offre alle sue vittime un presunto ideale sociale.
L’asse fascista–nazista non offre nulla, se non di parlare liberamente circa una qualche forma non specificata della “grandezza” della razza e dell’origine nazionale.
L’asse socialista-comunista proclama qualche grandioso piano economico, il quale continuerà a retrocedere di anno in anno.
L‘asse fascista–nazista esalta semplicemente la leadership: la leadership senza scopo, programma o direzione; ed il potere per il potere.
@PersilQ Ne ricordiamo la straordinaria genealogia… pic.twitter.com/nscobqBitD
— Italia dei Dolori™ (@italiadeidolori) April 7, 2015
Welfare, regolamenti, tasse, tariffe, leggi minime salariali sono immorali perché usano il potere coercitivo dello Stato per organizzare scelta umana ed azione; sono immorali perché inibiscono o negano la libertà di scegliere il modo in cui viviamo le nostre vite; sono immorali perché negano il nostro diritto di vivere come agenti morali autonomi; e sono immorali perché negano la nostra umanità essenziale.
Se si pensa che tutto ciò sia un’iperbole, immaginiamo di smettere di pagare le tasse per un anno o due e vediamo cosa succede.
I requisiti per il successo di una società libera, vuole che i cittadini comuni ordinino la propria vita secondo certe virtù. Cioè razionalità, indipendenza, laboriosità, prudenza, frugalità, ecc… In una libera società capitalista, gli individui dovranno poter scegliere per se stessi come ordinare la loro vita ed i valori che vorranno perseguire. Sotto il socialismo, la maggior parte delle decisioni della vita, vengono decise per voi.
Sia il socialismo che il capitalismo hanno programmi di incentivazione.
Sotto il socialismo ci sono incentivi incorporati per sottrarsi alle responsabilità. Non vi sarà alcun motivo di lavorare di più di chiunque altro, poiché le ricompense verranno condivise e – quindi – il minimo duro lavoro individuale; infatti, l’incentivo è lavorare meno degli altri perché la perdita immediata sarà condivisa e – quindi – minima per lo scansafatiche.
Sotto il capitalismo, l’incentivo è di lavorare di più perché ogni produttore riceverà il valore totale della sua produzione. I premi non sono condivisi.
In poche parole: il socialismo premia l’indolenza e penalizza il duro lavoro; mentre il capitalismo ricompensa il duro lavoro e penalizza l’ignavia.
Secondo la dottrina socialista, c’è una quantità limitata di ricchezza nel mondo che deve esser divisa in parti uguali tra tutti i cittadini. Il guadagno di una persona nell’ambito di un tale sistema, sarà di un’altra perdita.
Secondo l’ insegnamento capitalista, la ricchezza ha un potenziale di crescita illimitata ed i frutti del proprio lavoro deve essere mantenuto per intero dal produttore. Ma a differenza del socialismo, il guadagno di una persona è il guadagno di tutti nel sistema capitalista. La ricchezza è distribuita in modo diseguale, ma la nave di ricchezza aumenta per tutti.
Purtroppo, a causa delle correnti socialistizzanti, né l’America né l’Europa hanno un sistema capitalista. Si vive – o sopravvive – in quella che è più propriamente chiamata economia mista: un sistema economico che consente la proprietà privata, ma solo a discrezione dei pianificatori del governo. Un po’ di capitalismo, un pò di socialismo.
Quando il governo ridistribuisce ricchezza attraverso la tassazione, quando si cerca di controllare e regolare il business di produzione e commercio, chi sono i vincitori e perdenti?
Sotto questo tipo di economia, vincitori e perdenti sono invertiti: i vincitori sono quelli che urlano più forte per un sussidio, mentre i perdenti sono i cittadini tranquilli che lavorano sodo e pagano le tasse.
Come conseguenza di questo esperimento ormai sessantenne, con un’economia mista e lo stato sociale, si sono venute a creare due nuove classi di cittadini. La prima è una classe degradata di dipendenti: il che, significa che la sopravvivenza sarà subordinata all‘esproprio forzato della ricchezza dei cittadini che lavorano, da parte di una classe professionale di pianificatori sociali del governo. In tutto questo, viene dimenticata la mente dell‘uomo: pacifica, laboriosa, rispettosa della legge; il cittadino contribuente della propria attività, ma costretto a lavorare per il governo ed i loro servi striscianti.
Per molti decenni, la sinistra ha diffuso la falsa dicotomia che la scelta da affrontare nel mondo è solo: comunismo o fascismo, una dittatura di sinistra o di una presunta destra; ha sempre respinto e cancellato la possibilità di una società libera attraverso il capitalismo: come non fosse mai esistito.
SAGGISTICA DI APPROFONDIMENTO, NDS1
E’ evidente ciò che compì il fascismo contro il comunismo: imposta – come opposti – due varianti dello stesso sistema politico; elimina la possibilità di considerare il capitalismo: offre la scelta di “libertà o dittatura?” in “Che tipo di dittatura?” – stabilendo così la dittatura come un fatto inevitabile, offrendo solo la scelta dei governanti.
La scelta – secondo i sostenitori di tale frode – sarà:
una dittatura dei ricchi (fascismo) o una dittatura dei poveri (comunismo).
Il ritorno al capitalismo non accadrà finché non ci sarà una rivoluzione morale in questo ed altri Paesi.
Dobbiamo riscoprire e poi insegnare ai nostri giovani le virtù connesse con l’essere cittadini liberi ed indipendenti.
Allora – e solo allora – ci sarà la giustizia sociale: qui e nel resto del mondo.
Advertising