Come le Corporations guadagnano il potere istituzionale autonomo e diventano più distaccate da luogo e gente, l’interesse umano e l’interesse aziendale diventeranno sempre più divergenti. E’ quasi come fossimo invasi da esseri alieni, intenti a colonizzare il nostro pianeta, riducendoci a dei servi della gleba e – quindi – escludendoci per la maggior parte. – David Korten
E’ assai raro che si facciano dei sondaggi per conoscere cosa si pensi circa il potere aziendale. Di solito, le domande sono più idiote: cose come aborto o il controllo delle armi. Ma nel settembre del 2000, Business Week pubblicò i risultati di una serie di sondaggi su cosa provavano le persone verso il potere esercitato dalle grandi aziende o multinazionali (Corporations) nella società. In questo caso, americana. Ma non faccio distinzioni.
I sondaggi lasciavano trasparire un enorme malessere culturale: troppo potere alle imprese, troppo tutto ‘aziendale‘. Quando il sondaggista commissionato dal Business Week chiese alle persone cosa ne pensassero circa una dichiarazione fatta “Il business ha troppo potere su troppi aspetti della nostra vita“, il 52% disse di essere “completamente d’accordo” ed un ulteriore 30% si reputava essere “un pò d’accordo“.
Due mesi dopo il sondaggio, si pose un’altra domanda più specifica: “Come valuta il potere dei diversi gruppi d’impresa che influenzano le politiche del governo ed i politici?” – Solo il 5% rispose che le grandi aziende hanno “troppo poco potere“, mentre il 74% ha fermamente risposto “troppo“.
Perché le Corporations hanno così tanto potere? Nei sondaggi del giornale non si chiedeva alle persone la loro opinione circa i fattori di fondo che creano questo potere. Ma possiamo certamente immaginare cosa avrebbero risposto se si fosse chiesto. Si sarebbe certamente detto da dove deriva il potere di queste enormi Corporations: dalle azioni delle strutture politiche, dalle lobbies, dai loro avvocati, dal controllo di milioni di lavoratori.
Si sarebbero potute anche menzionare le “porte girevoli“, quelle che muovono le figure aziendali dentro e fuori dalle agenzie governative, dalle società proprietarie dei media conglomerati e così via. Tutti questi fattori sono ben noti. Altri fattori lo sono meno, soprattutto l’acquisizione costante da parte delle corporazioni, dei diritti costituzionali a partire dall’anno 1880. Perfino se le aziende non sono menzionate nella Costituzione: in un qualche modo, hanno accumulato diritti legali maggiori rispetto all’essere umano.
Come è potuto succedere?
Quando iniziai a leggere una certa parte di letteratura circa la nascita delle grandi imprese (Corporations), notai ripetuti riferimenti sugli aspetti del potere aziendale, le radici sepolte nella storia, specialmente su oscure decisioni da parte dei tribunali che “scoprivano” diritti aziendali nascosti nel linguaggio della Costituzione. In che modo questi diritti costituzionali si traducono in potere politico?
La risposta è che questi integrino e mettano a disposizione alle Corporations le altre risorse politiche (soprattutto per quelle di grandi dimensioni), fornendo la carta vincente da giocare quando le tattiche politiche più dirette falliranno. Se minacciate da un regolamento indesiderato o da un pezzo fastidioso di legislazione, le Corporations avranno un sacco di strumenti su cui ricorrere: lobbisti, campagne pubblicitarie, minacce di trasferire le fabbriche all’estero e così via. Anche così, le leggi contrarie agli interessi corporativi approveranno, a prescindere dal peso convenzionale dell’impresa. Soprattutto in tempi di accresciuta mobilitazione pubblica.
Ecco dove sarà più utile andare ad usufruire dei diritti costituzionali. L’Amministratore Delegato o il vice presidente per gli affari legali, dirige gli avvocati della corporazione per contestare le normative in tribunale. Il Tribunale ritiene la legge “incostituzionale” e la invalida.
Ma da dove provengono questi diritti? È possibile leggere la Costituzione da capo a piedi – compresi tutti gli emendamenti aggiunti al documento fino ad oggi – e non trovare una singola istanza della parola “Corporazione“. Per questo motivo, i diritti cui le aziende godono, sono stati costituiti tutti in modo indiretto, in particolare in una manciata di decisioni da parte della Corte Suprema.
All’inizio dei miei studi, iniziai a far ricerca sulla storia delle Corporations. Notai ripetuti riferimenti ad un caso in particolare: la sentenza del 1886 a Santa Clara County, contro la Southern Pacific Railroad. Questo caso – presumibilmente – trattava le Corporations come “persone” e – in tal modo – si diede loro accesso ai diritti come fossero esseri umani.
Pensai che, se Santa Clara fosse stato il caso chiave in questo processo secolare di decisioni aziendali sui diritti, sarebbe valsa la pena di leggere il testo della decisione stessa. Ero curiosa di sapere come la Corte Suprema avesse potuto giustificare le Corporations dichiarandole persone fisiche. Digitando il nome ed il luogo della sentenza su Google, trovai immediatamente la decisione online al seguente link: http://supreme.justia.com/cases/federal/us/118/394/case.html
In questa versione online, una delle frasi dice: “L’imputato Corporations sono persone all’intento della clausola della sezione I del Quattordicesimo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, il quale vieta ad uno Stato di negare ad una persona qualsiasi all’interno della propria giurisdizione, l’uguale protezione delle leggi. “
“Va bene“, pensai. “Vediamo come lo possiamo giustificare“. L’idea che le Corporations siano considerate “persone“, sembrava essere un bella asserzione metafisica radicale e decisi di voler conoscere il modo in cui la Corte la avesse avvalorata. Ma più che una spiegazione, mi imbattei su di un punto piuttosto curioso. Il Presidente della Corte Suprema Waite – a quanto pare – doveva essere di umore estremamente scorbutico il 26 gennaio: il primo giorno delle arringhe degli avvocati.
Uno dei punti fatti e discussi a lungo nel breve consiglio per gli imputati, era: “Le Corporations sono persone ai sensi del Quattordicesimo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti“. Prima dell’argomento, il Giudice Waite disse: “Il giudice non vuol sentir difese sulla questione della disposizione contenuta nel Quattordicesimo Emendamento della Costituzione, che vieta ad uno Stato di negare a qualsiasi persona all’interno della sua giurisdizione, l’eguale protezione delle leggi, che si applica a queste Corporations. Siamo tutti del parere che lo faccia“.
Wow! Pensai: “La Corte non vuole sentir le difese…“. Com’è avventato. Il giudice stava avendo un attacco di dispepsia? Forse di gotta? (Avevo letto da qualche parte che il re Giorgio III ne soffriva). Od era – più semplicemente – reduce di una sbornia notturna?
Continuai a leggere, fino a quando non ebbi modo di incappare in un’altra frase: “Mister Giustizia John Marshall Harlan, ha espresso il parere della Corte“.
Hmmm. Forse quella era la spiegazione che aspettavo. Così, lessi e rilessi fino a che gli occhi iniziavano a bruciare: 36 paragrafi estremamente secchi su massicciate, parapetti, recinzioni e servitù di passaggio. Tornai a leggere per controllare. No, nessuna personalità corporativa. Ed – infine – ebbi modo di leggere un passaggio in cui “Mister Giustizia John Marshall Harlan” dichiarava la ferrovia vincitrice della causa, ma nessun motivo circa la “personalità“.
Al contrario, assegnarono alla Southern Pacific un “pollice in su” per motivi tecnici che avevano a che fare con il modo in cui i valutatori qualificarono le recinzioni di proprietà della ferrovia. In effetti, “Mister Giustizia John Marshall Harlan“dichiarò che la Corte non aveva bisogno di invocare alcun principio importante per risolvere il caso. Le questioni tecniche furono sufficienti.
Quindi, mi sentii doppiamente provocata. In primo luogo, circa l’idea che le Corporations debbano esser trattate sullo stesso piano giuridico e morale degli esseri umani. Secondo, sull’assenza di una qualsiasi discussione sul perché – e, di fatto, al diniego che qualsiasi questione costituzionale fosse stata decisa dal caso!
Tutto questo mi lasciò più che confusa. Anche se, l’intera nozione della “personalità corporativa” ancora mi sembrava assurda, intuitivamente sbagliata. Ho anche riflettuto sull’osservazione comune che ci fosse qualcosa di impersonale, di strano, senz’anima. Soprattutto, man mano che queste si espandono. “Se non altro“, ruminai, “sono le persone all’interno della società che hanno bisogno di avere dei diritti, non le stesse società“.
Come iniziai le ricerche sulla decisione di Santa Clara, scoprii di non esser stata l’unica persona ad aver provato confusione. Il caso è circondato da complessità ed anche da intrighi. Ci sono complotti con agende nascoste, note manoscritte di conseguenza indicibili, falsi indizi, offuscamento intenzionale, perfino un “giornale segreto“. Studiare è come sbucciare una cipolla. Sotto uno strato di mito, ne trovi un altro ed un altro ancora.
L’intera macchia di complicanze, rende la decisione di Santa Clara interessante: forse un pò ‘troppo interessante’ perché tutti gli intrighi e le complessità tendono a distogliere l’attenzione da altre cose. In particolare, sugli aspetti dei ‘poteri corporativi’ che potrebbero esser ulteriormente nascosti nella storia. Così Santa Clara diventa il suo stesso mito – l’idea sbagliata che l’intera piovra del potere corporativo derivi da una decisione della Corte Suprema.
Un’alitata che vi sia molto di più del mero potere corporativo di Santa Clara e della sua decisione: 1886. Qualcosa doveva esser successo prima perché – a partire dalla metà del 1860 – un certo numero di americani di spicco, improvvisamente iniziarono ad emettere allarmi isterici circa il potere aziendale. Per esempio, nel 1864 Abraham Lincoln scrisse quanto segue in una lettera al suo amico William Elkins:
Possiamo congratularci con noi stessi che questa guerra crudele si stia avvicinando alla fine. E’ costata un gran numero di tesori e di sangue…. Infatti, è giunta l’ora di provare per una Repubblica, ma vedo in un prossimo futuro l’avvicinarsi di una crisi che mi innervosisce e mi fa tremare per la sicurezza del mio paese. Come risultato della guerra, le Corporations sono state sul trono e seguirà un’era di corruzione in luoghi altolocati. Il potere del denaro del paese si sforzerà di prolungare il suo regno, lavorando sui pregiudizi del persone, finchè tutta la ricchezza sarà aggregata nelle mani di pochi e la Repubblica verrà distrutta. In questo momento, mi sento in ansia più che mai per la sicurezza del mio paese: anche nel mezzo di una guerra. Dio voglia che i miei sospetti si possano rivelare infondati.
Allo stesso modo, nel 1870, Henry Adams – nipote e pronipote dei presidenti – prevedè che le Corporations “alla fine, riusciranno a governare se stesse. Sotto la forma americana della società, non ci sarà nessuna autorità in grado di fare una resistenza efficace… ”
Chiaramente, il processo per cui le Corporations accumulano potere politico e giuridico di cui godono oggi, non inizia nè si conclude con Santa Clara del 1886. Benchè sia un caso importante, rappresenta un singolo gene dell’intero cromosoma del potere corporativo. Come cerco di mappare questo cromosoma, utilizzo come punto di riferimento la decisione di Santa Clara. L’esempio più famoso e più significativo di come una società abbia utilizzato il sistema legale per ottenere particolari privilegi. Lentamente, identificai altri diritti e semi-diritti, risalendo dal XIX secolo, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Questo processo di potere si divide in tre fasi sommarie:
- Nella prima, le Corporations avranno acquisito un certo numero di efficaci semi-diritti, quali la responsabilità limitata e la perpetua esistenza: ma la Corte Suprema non aveva ancora concesso loro alcun diritto costituzionale formale.
- Nella seconda, le Corporations acquisiscono almeno undici diritti costituzionali distinti, a causa di una serie di decisioni della Corte suprema nel corso del secolo.
- Nella terza, il processo di potere si sposta nella scena internazionale: come iniziarono gli accordi di commercio internazionali, così si crearono quei meccanismi mediante i quali le Corporations potevano ignorare l’autorità delle nazioni sovrane.
Questo processo di continuo rafforzamento – negli Stati Uniti, ma non solo – si estende a ritroso per quasi due secoli. Ma per dirla in un unico contesto, dovremmo tornare indietro di molto, fino ad arrivare alle radici britanniche della società americana.
E’ proprio con questa parte di storia che dovremmo iniziare a considerare le cose.
Video tratto da, Quinto Potere
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