Periodo difficile. Ma non tanto quanto lo si voglia far intendere. La correttezza politica è propaganda comunista scritta in minuscolo. Da un mio recente studio sulle società comuniste, sono arrivata a concludere ciò che concluse lo stesso psichiatra Anthony Malcolm Daniels alias Theodore Dalrymple, ovverosia che «lo scopo della propaganda comunista (figlia diretta del socialismo, nda) non è quello di persuadere o convincere né di informare. Ma di umiliare». Pertanto, il tutto corrisponde al meglio alla Realpolitik, alla realtà cesarista del periodo.
«Quando le persone sono costrette a rimanere in silenzio, quando vengono dette le bugie più evidenti o – peggio ancora – quando si è costretti a ripetere tali menzogne, queste ultime perdono una volta per tutte il loro senso di probità.
Acconsentendo a palesi menzogne, si coopererà direttamente con il “male” e – in qualche modo – si diventerà noi stessi il “male“. Solamente resistendo permanentemente a tutto ciò, si potrà così erodere ed – addirittura – distruggere questa piramide fondata sulla menzogna».
Una società costituita da utili idioti e da bugiardi evirati è più facile da controllare.
«Sono certo che andando ad esaminare la “correttezza politica“, si potrà notare agevolmente sia l’effetto sulla massa comune sia il senso destinale reale», questo è il pensiero sostanziale di Dalrymple che metto giù quasi a memoria.
Con ogni probabilità, se uomini come Kraus fossero stati ascoltati, invece di esser stati “uccisi dal silenzio“, dal monopolio della stampa – prima – e – quindi, dal frutto di questo monopolio (il Kulturbolschewismus **) – forse un Hitler (o uno Stalin) non vi sarebbe stato.
Una volta, Kraus, accusato di preoccuparsi di sottigliezze linguistiche mentre i giapponesi bombardavano Shangai, rispose:
«Se tutte le virgole fossero state al posto giusto, Shangai non sarebbe stata bombardata!»
Non si tratta di una dichiarazione frivola, ma di una dichiarazione che rivela una profondissima preoccupazione per le sorti della civiltà.
«Un imperatore cinese, quando gli venne chiesto quale sarebbe stato il primo provvedimento che avrebbe preso per risanare il suo paese, rispose:
“Per prima cosa, ridarò alle parole il loro significato“»
Per Karl Kraus, il peggiore delitto della stampa era la volgarizzazione e la disintegrazione del linguaggio che favoriva il ritorno degli uomini allo stato animale.
Ma non occorre un genio di un Aristotele per passare in rivista i tanti sistemi di governo oggi esistenti al mondo per accorgersi che la stessa etichetta nasconde “democrazie guidate“, “democrazie popolari“, democrazie “capitaliste” e “socialiste“, democrazie “presidenziali” “plebiscitarie” e “rivoluzionarie” o – addirittura – regimi di “centralismo democratico“.
In altre parole, di tutto si tratta fuorché di vere democrazie.
Un invito alla riflessione:
«In un periodo pari al KULTURBOLSCHEWISMUS,
Fare attenzione ai REALI SIGNIFICATI delle parole e pronunciarle con cautela.
Si potrebbe rimanerne incatenati senza saperlo»
NOTE: ** Bolscevismo culturale – o in tedesco Kulturbolschewismus – fu un termine ampiamente utilizzato durante il Terzo Reich dai critici che hanno denunciato il modernismo nelle arti, soprattutto quando si cercò di screditarne le forme più nichiliste di espressione. Come molti modernisti abbracciarono il marxismo pur respingendo i valori tradizionali, il bolscevismo culturale – e il termine allo stesso modo peggiorativo del marxismo culturale – ha assunto anche un contesto politico.
BIBLIOGRAFIA
Advertising