Sono in molti a chiedersi se comunismo e fascismo siano le due facce della stessa medaglia. La risposta è affermativa. Come scrivo sovente, il concetto dei diritti individuali è del tutto incompatibile con socialismo, fascismo, comunismo, nazismo o qualsiasi altra simile forma. L’eterna lotta dell’uomo tra bene e male, dell’individualismo contro il collettivismo.
Il capitalismo è l’unica politica individualista poiché riconosce i diritti individuali alla vita, alla libertà, alla proprietà ed alla ricerca (moderata) della felicità.
Il collettivismo, significa la sottomissione dell’individuo ad un gruppo che potrebbe essere uno Stato, una banda di politici selvaggi, ad un certo numero di forme ideologiche che terminano sempre per “-ismo” come il comunismo o il socialismo, il fascismo, il nazismo, il nazionalismo nero, il nazionalismo estremo, il totalitarismo islamico e così via.
Il totalitarismo, il comunismo/socialismo, il nazismo, il fascismo, la teocrazia o autoritarismo religioso: sono tutti parte integrante del collettivismo, una prospettiva sociale, economica e politica che sottolinea l’interdipendenza umana ed il primato di un collettivo, piuttosto che il significato di individualismo.
D’altra parte, individualismo è la prospettiva morale, sociale e politica che pone l’accento sulla indipendenza umana e l’importanza della fiducia in se stessi e nella libertà. E’ l’esatto opposto del collettivismo.
Sareste impauriti tanto da una destra quanto da una sinistra,
se solo aveste un'informazione più CORRETTA al riguardo.— Italia dei Dolori™ (@italiadeidolori) February 2, 2014
Nel libro “Rivoluzione del nichilismo“, Hermann Rauschning usa il concetto di “strategia allargata” per definire la tecnica adottata dal governo tedesco nel processo di espansione del Reich. Andrò ad elencare gli elementi ormai ben noti di questa tecnica. Nello specifico:
– la pressione economica; (parallelismi con il secolo XXI)
– la minaccia di ricorrere all’esercito; (parallelismi con il secolo XXI, trattato di Velsen)
– la guerra non dichiarata; (parallelismi con il secolo XXI)
– l’incitamento alla sommossa nei paesi stranieri fino alla soglia della guerra civile; (parallelismi con il secolo XXI)
– l’intervento per ristabilire l’ordine; (parallelismi con il secolo XXI)
– campagne propagandistiche di odio; (parallelismi con il secolo XXI)
– la suddivisione della operazione principale in passaggi minori, ciascuno dei quali incontra minori resistenze di quanto ne incontrerebbe quella completa (parallelismi con il secolo XXI)
… e così via…
A leggere l’elenco, sembra che tutto questo stia riflettendo la contemporaneità ed i disordini del secolo XXI e che il finissimo velo della democrazia, si sia ormai lacerato trasformandosi solo in mera illusione. Nessun dubbio: l’incompetenza e l’insipienza mette in serio pericolo la libertà. La nostra e quella degli altri, andando così a formalizzare il concetto stesso di “democrazia“.
Secondo la vulgata, la democrazia è appunto una forma di governo, in cui il governo stesso fa quello che vuole il popolo. Quest’ultimo sostiene il governo – i cui atti si accordino ai propri interessi – partecipando all’elezione dei rappresentanti legislativi ed esecutivi. Questa è una descrizione abbastanza corretta dell’aspetto strutturale della democrazia, ma va detto che l’aspetto strutturale non significa poi molto.
Sappiamo – attraverso gli sforzi degli studiosi che hanno analizzato i problemi del parlamentarismo e della rappresentanza popolare nell’ultimo secolo (vedi Mosca, Pareto, LeBon e Max Weber), che il problema essenziale di una democrazia operante, non è il voto del popolo, ma il tipo di élite di governo e le sue relazioni con la massa della popolazione. L’elezione dei deputati ed il voto sui problemi è l’ultima – e relativamente meno importante – fase del processo democratico.
La questione decisiva è: chi dà forma ai problemi e chi presenta i candidati?
Lo studio voegeliniano conferma che la qualità democratica di un governo si impernia su 3 punti:
1) il tipo di élite che forgia i problemi;
2) i problemi stessi
3) lo stato psicologico nel quale l’elettore va alle urne
I 3 problemi sono strettamente interconnessi tra loro.
La prima condizione di democrazia, è che l’élite di governo dia corpo soltanto a quei problemi che non provochino emozioni troppo intense ed evitino di produrre un’insanabile spaccatura nella popolazione. Naturalmente, ciò richiede un tacito ed esplicito accordo tra i leaders di partito, perché si astengano dal raccogliere voti sollecitando – oltre certi limiti – i fermenti emozionali.
Richiede, inoltre, un reciproco rapporto di fiducia tra i vari esponenti politici, affinché nessuno di loro conquisti un debito vantaggio sugli altri, ricorrendo ai mezzi sleali della demagogia.
La stessa cosa accadde nella Repubblica di Weimar. Ove si è pervicacemente arrogato il monopolio della lotta in favore dell’orgoglio nazionale e della rinascita (oggi definita come “ripresa“), bollando tutti gli altri come “traditori della patria” ed “esseri inferiori da annientare“. La democrazia è finita anche se le sue regole vengono conservate ed usate per conquistare legalmente il potere.
Tutto questo ci porta al punto terzo, lo stato psicologico degli elettori.
Quando costoro – attraverso la continua ed incontrollata calunnia degli avversari (ripetitività), sono istigati fin quasi alla frenesia isterica dal costante incitamento e dall’esaltazione alla violenza, ecc… (vedi onnipresenti trasmissioni TV serali, dove ci si sfoga con gli ologrammi ed il nulla, scrivendo direttamente in tempo reale sulle TL di Twitter), anche se esprimono il loro voto in segreto e liberamente, non possono più dirsi elettori democratici.
Per riassumere, l’idea di democrazia ha assunto carattere formale perché ciò che plasma le opinioni come giornali, riviste intellettuali, TV, internet, testi adottati nel sistema scolastico, ecc. non paiono essere del tutto consapevoli che esiste il problema di come distinguere la democrazia sostanziale da quella formale.
In buona sostanza, non è la storia a ripetersi bensì sono sempre gli stessi obiettivi – sempre clamorosamente falliti nel corso dei secoli – di tecnocrati senza scrupoli, quelli che detengono le redini del potere assoluto.
Il resto – quelli che credono di “comandare” – sono solo servitù senza coscienza. E voi: svegliatevi.
Umberto Galimberti: “I miti del nostro tempo”
[youtube]http://youtu.be/7RqkyvUhnEk[/youtube]
STUDI & APPROFONDIMENTI
Studi voegeliniani basati su
“Anni di Guerra“, Eric Voegelin [VEDI]
“Il Mito del Mondo Nuovo“, Eric Voegelin [VEDI]
BIBLIOGRAFIA:
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