Il male spirituale della società contemporanea non è un fatto nuovo, ma porta il nome di un’ideologia che ha radicate nel tempo radici assai lontane.
Assistiamo, incapaci di comprendere, manovre utopiste che vanno da un’invasione del territorio, alla deindustrializzazione, allo sfruttamento della donna, al genderismo che tende a stravolgere la natura dell’uomo e la sacralità della famiglia, colonna portante della società.
Tutto questo ha un significato e porta un nome, “socialismo” (madre diretta del comunismo). Socialista, non a caso, è l’unione europea. Le forme di progressismo positivista sono sempre state presentate così, nella storia. Molti lo possono riconoscere come “marxismo“, pur non conoscendo i significati profondi che tale “ideologia” ha lasciato nella storia con le sue impronte di miseria, morte e distruzione.
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Per quanto rozzo ciò possa sembrare, l’ideologia marxiana vuole conservare il sistema di produzione industriale, con la sua inevitabile differenziazione tecnologica del lavoro, ma vuole anche abolire la specializzazione.
Con i contratti a tempo determinato, lo possiamo osservare. Deve emergere l’uomo integralmente produttivo che – a suo piacimento – dovrà lavorare un giorno alle macchine, un altro in ufficio ed un altro ancora come litterateur.
L’esposizione di questa idea – tanto primitiva quanto senza possibilità di fraintendimenti – la troviamo a proposito della divisione del lavoro, che produrrebbe occupazioni fisse come quella del cacciatore, del pescatore, ecc.
A questo male si potrà rimediare con la
<< società comunista, in cui ciascuno non avrà una sfera di attività esclusiva, ma potrà perfezionarsi in qualsiasi ramo a suo piacimento. La società regolerà la produzione generale e, appunto in tal modo mi renderà possibile fare oggi questa cosa, domani quell’altra: la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia, senza diventare nè cacciatore nè pescatore nè pastore nè critico >>. [tratto da “Ideologia tedesca”, Marx]
La realizzazione del suo pensiero, la troviamo trasmutata nella società attuale, nel mondo del lavoro interinale, tanto caro a Mario Monti ove dichiarò la monotonia del posto fisso ( http://www.repubblica.it/politica/2012/02/01/news/monti_spread_scender_ancora-29171588/ ).
Per quanto possa sembrare incredibile, è questa la visione che Marx dedica alla situazione del sistema industriale moderno.
La rivoluzione – rispetto alla “alienazione” – sarà necessaria sia perché gli uomini possano riprendere la propria “manifestazione personale“, sia per assicurare anche la loro esistenza. Assumerà la forme di << un’appropriazione della totalità delle forme produttive esistenti >>.
Secondo la divisione internazionale del lavoro, queste forze esistono in forma di sistema universale di interdipendenza:
<< Questa appropriazione dunque, …, deve avere un carattere universale corrispondente alle forze produttive ed alle relazioni. L’appropriazione di queste forze non è altro essa stessa che lo sviluppo delle facoltà individuali corrispondenti agli strumenti materiali di produzione. Per questo solo fatto, l’appropriazione di una totalità degli strumenti di produzione, è lo sviluppo di una totalità di facoltà negli individui stessi >>.
Capitalismo è vita. Se non hai capito, rimani nell'ignoranza. Magari dormendo sotto un ponte, semmai trovassi spazio. pic.twitter.com/T33Dq93h8M
— Italia dei Dolori™ (@italiadeidolori) July 16, 2014
Per realizzare una simile rivoluzione umana, c’è bisogno di un certo genere di individui e – questi individui – li troviamo ben saldi nei sistemi politici contemporanei. Siano essi di destra, sinistra, verdi, neri o rossi. La costituita unione europea li ha “legati“, “fasciati” assieme in un’unica entità politica. Il socialismo, ovvero “fascismo” parola di derivazione etimologica che prende significato da “fascio, fasciare, legare assieme“. UNIONE, appunto.
Leftists become incandescent when reminded of the socialist roots of Nazism via @Telegraph http://t.co/e50C8Jg130
— Italia dei Dolori™ (@italiadeidolori) March 13, 2014
Tornando alla visione marxiana, soltanto i proletari sono in grado di compiere l’impresa, perché la loro esistenza individuale non è più legata ad un tipo speciale di proprietà, che limiterebbe gli interessi della loro attività.
Tutte le rivoluzioni precedenti erano limitate perché l’attività personale della classe rivoluzionaria era limitata dal suo genere specifico di proprietà privata.
Il proletario senza proprietà rappresenta colui che è pronto a portare la massa degli strumenti produttivi << a ciascun individuo >> e << la proprietà a tutti >>. Questo NON sarà possibile senza la comunità (collettivismo).
<< L’individuo completo >> o, in altri contesti, << l’uomo socialista >>, è il fine della storia.
In buona sintesi, l’uomo dovrà recuperare completamente se stesso dalla propria alienazione per diventare l’essere completamente libero ed indipendente che è in essenza.
La << LIBERAZIONE dalla PROPRIETÀ >> sarà l’ultimo atto di questo DRAMMA.
Come ultimo passaggio, vorrei illustrare la questione nella quale Marx ha espresso in sintesi il nesso tra rivoluzione sociale e l’originale ribellione contro Dio, illustrando più avanti il significato concettuale di “genderismo“, tanto caro alle posizioni definite come “ecologiste“.
<< Un essere si considera indipendente soltanto quando è padrone di sè, ed è padrone di sè soltanto quando è debitore a se stesso della propria esistenza >>. Un uomo che vive per grazia altrui si considera un dipendente, ed io vivo completamente per grazia di qualcuno quando questi << ha creato la mia vita >> ed è la fonte della mia vita.
Il passo appena citato, riflette la problematica dell’utilitarismo materialista di cui oggi la donna ne è vittima. L’utero in affitto. La cosiddetta società marxista pretende di sconvolgere la natura dell’uomo attraverso “leggi” mondane ove si andrà a pretendere la nascita come tema di libertà utopista, ma sempre e comunque di proprietà socialista che darà il suo benestare, rimanendone in potenza.
La creazione, riflette tristemente Marx, è un’idea radicata piuttosto profondamente nella coscienza dell’uomo. L’essere-per-se stesso della natura e dell’uomo gli è inconcepibile perché contraddice tutte le esperienze tangibili della vita pratica. L’uomo conosce se stesso come un anello della catena dell’essere. Ma, necessariamente, egli si domanderà, dov’è appesa questa catena? E cosa può rispondere a chi ponga questa domanda inopportuna?
Marx ci risponde come Comte: NON PORRE domande simili. Si tratta di “astrazioni“, per di più “assurde“. Attieniti alla realtà dell’essere e del divenire!
Come nel caso di Comte, nel momento critico ci viene chiesto di NON PORRE domande inutili: questo è il realismo attuale. L’uomo che NON FA domande simili è – per definizione – “ L’UOMO SOCIALISTA“.
Per l’uomo socialista << tutta la cosiddetta storia del mondo >> non è altro che la produzione dell’uomo attraverso il suo lavoro. In questo processo egli ha sotto gli occhi << la prova evidente, irresistibile della sua nascita mediante se stesso, del processo della sua origine >>. L’essenzialità dell’uomo e della natura è data dall’intuizione dei sensi e – forte di quest’esperienza – la ricerca di un essere alieno, al di là della natura e dell’uomo, diventa praticamente impossibile:
<< L’ateismo – in quanto negazione di questa inessenzialità – non ha più alcun senso. Infatti, l’ateismo è, si, una negazione di Dio e pone attraverso questa negazione l’esistenza dell’uomo >>.
Il socialismo non ha necessità di questa mediazione, affermando immediatamente la coscienza sensibile dell’uomo e della natura nella loro essenzialità. Esso è l’autocoscienza positiva dell’uomo, non mediata attraverso la SOPPRESSIONE della religione. Allo stesso modo, nella visione positivista di questi utopisti radicati nelle posizioni di “comando” attuale, la <<vita reale>> è la realtà positiva dell’uomo, non mediata dalla proprietà privata che avviene col comunismo.
In questo blocco di fase della storia, il comunismo è positivo come << negazione della negazione >> e – come l’ateismo – è un’idea contro la situazione storica che bisogna superare. Possiamo notare oggi, le intenzioni distruttive progressiste, tipiche di questo sistema di pensiero marxiano che – come Bakunin – è ben consapevole del pericolo che risiede nei facili tentativi di dar corpo alla visione del futuro, elaborando un catalogo di richieste concrete che altro non sono che la negazione del male presente.
Il comunismo NON è una riforma istituzionale, quanto – piuttosto – un CAMBIAMENTO della natura dell’uomo. Vi stiamo assistendo ignari di giorno in giorno.
Tenendo presente questo pericolo, il pensiero marxiano tende a dare una distinzione attenta tra “comunismo rozzo” e “comunismo vero” o socialismo.
Il comunismo rozzo è “la espressione positiva” dell’abolizione della proprietà privata, fondando la ” proprietà privata generale” che è solo una “generalizzazione e il compimento della proprietà privata”.
Il dominio della proprietà sulle cose è enorme, al punto che il comunismo rozzo vuol distruggere tutto ciò che non possa esser posseduto da tutti come proprietà privata: considera il possesso fisico (vedi utero in affitto) ed immediato l’unico scopo della vita. Possiamo assistervi oggi, nonostante la “crisi economica”, i temi centrali convergono quasi unicamente sull’utopistico problema del matrimonio tra lo stesso sesso e sull’ospitalità degli immigrati oppure sulla costruzione delle “piste ciclabili“: punto forte di Agenda 21.
L’esistenza dell’operaio non viene soppressa, ma estesa a tutti. Con la deindustrializzazione, si potrà facilmente spostare la forza lavoro dall’Italia ad altri paesi. Si vuol così distruggere con la violenza, tutto ciò che si possa distinguere per talento.
La natura di questo tipo di comunismo, diventa chiara – in particolare – nella sua idea di comunione delle donne: << Si può dire che questa idea di comunanza delle donne, è il mistero rivelato di questo comunismo ancor rozzo e materiale >>: la donna lascia il matrimonio, avviandosi alla prostituzione generale. Tale comunismo, << in quanto nega ovunque la personalità dell’uomo >>, è un’espressione conseguente della proprietà privata:
<< L’invidia universale, che si trasforma in una forza, non è altro che la forma mascherata sotto cui si presenta l’aviditá ed in cui si trova – ma soltanto in un altro modo – la propria soddisfazione >>.
La concorrenza, in condizioni di proprietà privata, è invidia e desiderio di livellamento, rivolto contro la proprietà privata più grande. Il comunismo rozzo manifesta il compimento di questo desiderio di livellamento, partendo dalla manifestazione minima. Tale abolizione della proprietà privata non rappresenta la sua vera appropriazione, ma NEGA la civiltà al suo ritorno ad una semplicità innaturale dei poveri.
La comunità del comunismo rozzo, cui assistiamo, non è altro che una comunità del lavoro e dell’uguaglianza del REDDITO pagato alla comunità, intesa come il capitalista generale.
Ritengo di essermi spiegata al meglio fin qui, ma vorrei aggiungere alcune considerazioni ispirate all’osservazione secondo la quale il vero comunismo è il ritorno dell’uomo a se stesso come essere sociale, << maturato entro tutta la ricchezza dello svolgimento storico sino ad oggi >>.
Si tratta del compimento del NATURALISMO UMANISTICO, << la vera risoluzione dell’antagonismo tra la NATURA e l’UOMO >>. << È la soluzione dell’enigma della storia, ed è consapevole di essere questa soluzione>>. La società comunista << è la vera risurrezione della NATURA, il NATURALISMO compiuto dell’uomo e l’umanismo compiuto della NATURA >>.
Quindi, a chi ha saputo leggere fin qui, dico di non meravigliarsi di cosa potrà accadere in un prossimo futuro, ponendo salda attenzione ai movimenti ecologisti, animalitaristi, verdi che sfruttano queste tematiche per raggiungere l’obiettivo finale. Il livellamento totalitarista umano.
Ricordiamo, infine, che – per chi non lo sappia ancora – il comunismo è sempre stato lo spettro che ha assillato l’Europa e che il Papa e lo Zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi, si allearono in una “santa alleanza” per esorcizzare questo spettro. Oggi più vivo che mai. Alle radici dell’idea marxista, troviamo la malattia spirituale, la rivolta gnostica. Non c’è bisogno di aggiungere molto.
L’animo di Marx è chiuso in modo demoniaco alla realtà trascendente.
Non possiamo, NON DOBBIAMO, permettere che in una società venga imposto il marxismo come dottrina ufficiale e che – questa società – arrivi a suicidarsi a causa della DISONESTÀ INTELLETTUALE. Svegliatevi.
STUDI & APPROFONDIMENTI basati su Eric Voegelin.
BIBLIOGRAFIA:
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